Ricordo bene, tra le colline toscane, vicino la Val d’Orcia, quel campo sterminato di girasoli. Gialli. Tanto gialli. Si muovevano tutti insieme, spalle al sole, per osservare noi viandanti lungo la strada.
Non è ancora possibile tornare là, a causa delle misure per contenere la pandemia, ma c’è da dire che da oggi si può uscire dalla città, anche se solo per rimanere in regione. Siamo gialli. E questa è una bella cosa, perché si può andare al mare, si può andare a comprare la mozzarella nell’agro pontino, si può andare sui monti Simbruini.
C’è da dire anche che, sui monti Simbruini, al disgelo, troveremo un sacco di piccolissime chiocciole bianche. La prima volta che le ho viste mi ha fatto strano. Mi ha dato come l’idea che fossero conchiglie, o meglio, fossili di conchiglie, quasi delle ammoniti, e che fossero là dall’era glaciale, o da quando i monti erano sommersi dal mare. Niente di tutto questo, ovviamente, ma è stato bello, anche solo per un momento, viaggiare come da bambino fino alla preistoria, sognare ancora di essere un paleontologo, ripensare alla meraviglia grafica che fu Jurassic Park agli occhi di un bambino cresciuto, dove tutte le sue fantasie erano là, sullo schermo.
Non ho più visto Jurassic Park, probabilmente oggi sarà un film la cui grafica ci appare rozza e approssimativa. Come Terminator. E credo che non vedrò più nemmeno quel campo di girasoli. Ma le chiocciole sì. Le chiocciole sono importanti. Servono a comprendere la sezione aurea, il senso di infinito di una spirale che l’Universo ci ha messo sotto gli occhi per farci capire che non capiremo mai, servono soprattutto a comprendere che siamo tutt’uno con quello che eravamo. E che mai, mai dobbiamo dimenticare.
Le nostre radici sono la nostra forza, i nostri desideri antichi sono il nostro propulsore. Verso qualcosa di mai visto, di nuovo e di non sperimentato. Ma sempre un propulsore indispensabile, altrimenti dimentichiamo cosa significa sognare che qualcosa avvenga. E dimentichiamo come si fa a far sì che avvenga davvero.
Me ne andrò al mare a prendere una conchiglia, e in montagna, dopo la neve, a guardare le piccole chiocciole. Percorrendo la spirale, quella della bellezza aurea, che mi porta in braccio all’Universo.