Quando si è giovani non si ha abbastanza esperienza per capire a fondo quello che il tatto ci mostra. Capita dunque che da ragazzi ci si approcci con chi riteniamo di amare, senza di fatto sapere che in realtà si tratta soltanto di attrazione fisica e non di amore. Per tutte le volte, tranne una.
Il problema è che quell’una non siamo proprio in grado di capirla, in quel momento, e seppure arrivano scosse elettriche quando prendiamo la mano di chi amiamo davvero, seppure sentiamo un formicolio in tutto il corpo, seppure viviamo un momento di fusione dell’anima, tutto questo ci sfugge.
Poi cresciamo, teniamo altre mani, e quella sensazione non torna. Certo, ce ne sono altre, ma quella no, non torna più. E ancora, nostro malgrado, non ce ne rendiamo conto. La releghiamo a una delle tante esperienze, beh, le esperienze sono tutte diverse, quindi ne abbiamo ancora, da esplorare prima di capire.
Poi succede qualcosa. Succede che pensi di aver trovato la persona giusta, ma quell’elettricità non c’è. Di nuovo è diverso, ma col passare degli anni ti rendi davvero conto che qualcosa manca. E non è qualcosa di secondario. Il punto è che sì, ami la persona con cui condividi la vita, ma la ami in un altro modo, non in quel modo in cui si ama chi si ama davvero.
Ci può essere affinità, ci può essere sintonia, ma non c’è il sentirsi uno. Ora mi direte, ma chi si è mai sentito uno con qualcun altro? Beh, mi dispiace, probabilmente siamo in pochi, ma io ci sono. E dall’altra parte c’è chi lo è altrettanto.
Quando siamo giovani facciamo l’errore di lasciare andare la mano di chi amiamo per davvero. Ma non lo facciamo con cattiveria o premeditazione. Semplicemente non lo sappiamo ancora. Però l’Universo è grande, e quindi un’altra possibilità ce la dà sempre. Tutto sta a vederla, a riconoscerla, e seppure l’Universo gioca a mettersi di mezzo, abbiamo già visto che lo si può ingannare.
Ed ecco che quelle dita tornano ad incrociarsi con le tue, e tu sai, in quel momento, cosa non è stato, cosa sarebbe potuto essere se fossi stato in grado di riconoscere qualcosa che non potevi assolutamente capire, e che ora invece capisci. Ti rendi conto che metà della tua vita è trascorsa cercando, inconsciamente, di ritrovare quella sensazione e quella consonanza di anima. Ma non rimpiangi la tua mezza vita, perché ti ha portato a capire. E c’è un’altra mezza vita da vivere, stavolta in modo consapevole.
Con le mani si possono dire tante cose, si possono fare tante cose, ma una sola va fatta quando la consapevolezza arriva. Si tiene stretta l’altra mano. Per sempre.