Ieri notte pensavo a quante volte mi sono detto “devi fare fatica”, e a tutte le volte che, invece, l’ho dato per scontato. Perché è tanto, tanto tempo che io faccio fatica, eppure continuo a resistere. Tengo duro.
Però è importante pure ripeterselo. “Devi fare fatica”. Devi, perché niente è scontato, niente è dato per certo, niente si ottiene facilmente. O almeno niente di quello a cui si tiene veramente.
Faccio un sacco di fatica con il mio lavoro, ma alla fine lo porto a termine e sono soddisfatto. Faccio un sacco di fatica a gestire le relazioni con le persone, e questo mi soddisfa di meno, perché davvero io sono un misantropo di quelli brutti. Faccio fatica a gestire le relazioni sentimentali, e mio padre mi diceva che sono un arido. Faccio fatica pure a ridere. Sorridere mi riesce meglio, ma ridere di cuore è una cosa talmente rara e preziosa che, quando accade, me la gusto con tutto me stesso. E non accade praticamente mai, almeno da quando ho quindici anni.
Quello che conta, qualunque cosa succeda, ovunque succeda, chiunque si metta di mezzo, quantunque mi sforzi, è resistere alla fatica, andare avanti e trovare sempre nuove motivazioni che mi porteranno un passo oltre.
Un passo alla volta, fuori dalla comfort zone, potrebbe destabilizzare. Ma di fatto è soltanto un esercizio per rendere la comfort zone sempre più ampia, cosicché alla fine io sarò a mio agio in qualunque situazione, ovunque mi trovi, con chiunque abbia a che fare, e finalmente potrò ridere. Di cuore, anche davvero, di tutto quanto.