Il problema non è il caldo. Certo, quando fa caldo si vive male, eppure c’è chi continua a dire “bel tempo” quando ci sono trenta gradi e più. Siamo sicuri che sia bel tempo? Siamo davvero sicuri che tutto ciò sia un bene per la nostra salute e per la salute di tutto il pianeta?
Già, con pianeta non intendo tutto il genere umano, no, non è una sineddoche. Il pianeta è l’ambiente in cui viviamo, e sta strillando di dolore. Ora, a noi non importa davvero. Noi combattiamo il male facendo altro male. Dai coi condizionatori, con il consumo indiscriminato di energia, dai con i riscaldamenti accesi a manetta d’inverno soltanto per poter girare per casa a maniche corte. Tutte queste attività che servono per adeguare il micro ambiente in cui viviamo alle nostre esigenze scaldano il pianeta. E noi siamo costretti a tenere accesi i condizionatori più a lungo. Beh, costretti no, ma nonno diceva “chi ha le comodità e non se ne serve è un gran fregnone”.
Sta di fatto che non voglio fare una menata sul cambiamento climatico. Mi dicono che sono un boomer, anche se non lo sono, di fatto, perciò mi limito ad osservare. E osservo che sempre più spesso la primavera non c’è più. Si passa dal freddo gelido di inizio aprile al caldo torrido di metà maggio.
A Roma c’era il ponentino, ora ci sono tre milioni di persone che scaldano una città che già si scalda di suo, perché devono prendere la macchina e parcheggiare nel buco del culo di dove devono andare. Poi si lamentano che non c’è parcheggio, e parcheggiano sui marciapiedi, in doppia fila, nelle zone pedonali. Poi però è solo per cinque minuti eh, dovevo andare a prenotare il tavolo al bar. E si indignano se qualcuno glielo fa notare. E si indignano quando invece vanno a piedi e lo vedono fare agli altri.
Io vedo un sacco di gente che sta in un fiume, che viene trasportata, che non capisce di stare in un fiume e di venire trasportata. Vedo adolescenti maschi che vanno in giro in tuta (pensare che ai miei tempi ci andavo io perché non me ne poteva fregar di meno degli altri che dicevano che era vergognoso) e le ragazzette che vanno truccate e seminude o con vestiti da cerimonia. E passeggiano assieme. Senza un perché. Quanta disarmonia in questo mondo caldo. Quanta inconsapevolezza. Quanti adulti che pensano di essere ancora adolescenti, e quanti adulti che pensano che essi siano ancora adolescenti.
Paura del cambiamento, paura di crescere, paura di accettare la realtà. Un continuo rifugio nel virtuale che non consente di fermarsi un momento a riva del fiume e annusare i fiori, stendersi sull’erba rorida, scaldarsi al tiepido sole primaverile. Già, la primavera, quella che non c’è più.
E quindi ci rimane il caldo, insieme al vuoto pneumatico nella testa dei più. E un pianeta da salvare, che dovrebbe essere salvato da costoro. No, non vivrò abbastanza, fortunatamente, da vedere la distruzione. Ma ci vuole incoscienza, al giorno d’oggi, per riprodursi. Ma di che parliamo, abbiamo già detto che il mondo è degli incoscienti nel fiume, no?
Fa caldo, la primavera non c’è più e io sono un po’ più triste, ogni giorno.