C’è un sogno ricorrente, che probabilmente deriva da quella settimana bianca del 1993 per la quale non ero pronto a partire nemmeno due ore prima (e si partiva alla mattina molto presto). Devo andare da qualche parte, e sono regolarmente in affanno a preparare le valigie. Mi dimentico sempre qualcosa, e alla fine, tra una cosa e l’altra, non parto più. Mi trovo a inseguire cose, persone, a tornare indietro, a perdermi.
Credo che questa cosa me la porto avanti da allora, oltre che di notte, anche ogni volta che devo partire. Eppure non ho mai avuto problemi a fare le valigie. Certo, qualcosa te la dimentichi, ma chi se ne frega, mica vai nel deserto. Arrivi e ti compri quello che manca. Molto molto semplice. Eppure no. L’ansia, la tensione, la fatica a prendere sonno, la sensazione che alla fine non parti. Mi tocca convivere con questo, e non mi piace.
Poi succede che devi partire davvero, domani mattina, e che avevi programmato tutto per avere ogni cosa pronta e disponibile. Ma ci sono i francesi, di mezzo. E così di nuovo quella sensazione. Allora non parto, ritardo un giorno, maledetti francesi e maledetti noi che li abbiamo conquistati male, a suo tempo. Ti arrabbi, ti arrabbi tanto, ti arrabbi di più. E poi ti fermi un minuto e la soluzione è semplice semplice. Ma resta la sensazione che devi sempre correre dietro a qualcosa, per essere pronto a partire.
Forse perché non si è mai pronti. Forse perché alla fine sono uno stanziale, anche se mi piace da morire, viaggare. Così ogni volta mi dico che ho bisogno di una lista, di qualcosa che mi faccia stare più tranquillo. Anche solo quando devo fare lo zaino per la montagna. Eppure no, la lista non la faccio. Ogni volta ho sempre tutto con me, e ogni volta, di nuovo, mi pare che non riuscirò a partire.
Sai che c’è? Sti cazzi. Ho un appuntamento. E non lo manco di certo.
A domani.