Forse ne avevamo già parlato, l’anno scorso, quando ho tentato miseramente di andare a fare esercizio su un campo da basket nei Balcani. Beh, proprio Balcani non direi, più in Dalmazia, che si sa che è un po’ più italiana che altro. Beh, ero a Puntadura, in smart working, e mi sono afflosciato dopo tre o quattro tiri da tre metri. Contrattura atroce al polpaccio sinistro, una settimana per camminare normalmente e niente più nuoto, attività fisica, corsa o passeggiate.
La notte scorsa, ringraziando il cielo per la misericordia che sta avendo quest’anno su di noi che soffriamo il caldo, avendo ancora il piumone nel letto, ho preso a sudare, probabilmente. Siccome era qualche giorno che andavo in catalessi al mattino, ho deciso di sospendere la melatonina. Mal me ne incorse. Non c’è stato verso di dormire almeno fino alle tre e mezzo, e poi, alla fine, in una specie di dormiveglia di quelli che non ti fanno riposare, ho cominciato a sognare Zio Claudio che doveva andare un anno in prigione, e lo mandavano a Capannelle, a fare servizio a mensa. L’ho accompagnato là, dicendo che la mensa di Capannelle non era così male, perché io, là, ci ho fatto il pompiere un sacco di anni fa.
Poi ci si trovava a casa di mamma, ma come era prima che a fianco venissero i vicini ed era tutta casa di nonna. Nonna è una regina, dice la sua nipote all’estero, ma questo è altro argomento. C’erano le tre figlie di Zio Claudio affacciate a una vetrata. In effetti solo quella di centro era affacciata, le altre due erano dietro a un vetro. Ebbene, preso da un moto di affetto, decido di tirare loro un bacio ciascuna. Siccome la prima era dietro il vetro, mi bacio la mano, faccio un salto per toccare il vetro all’altezza del suo viso, e mi viene il crampo al polpaccio.
Comincio a saltellare dicendo ahi, ahi ahi, provo a tirare la gamba, poi mi rendo conto che sto sognando, mi sveglio all’improvviso, e il crampo era là, che mi faceva malissimo. Mi alzo, provo a stendere, bestemmio, impreco, cammino, faccio stretching. Alla fine riesco a limitare la contrattura, torno a letto. Erano le cinque. Non c’è stato verso di dormire di nuovo perché avevo paura che mi riprendesse il crampo.
Alle otto mi sono alzato per andare dal dentista. Che mi ha fatto male, che ho maledetto. Poi in palestra, dove l’allenatore mi ha fatto fare tanta fatica. E l’ho maledetto.
Io lo so che tutto questo è colpa di Giovanni. Sia del crampo, sia dei denti, sia dell’insonnia. Bisogna che fra una settimana, quando saranno ormai 15 anni che manca, passi a dire due parolacce. E intanto devo chiedere alla nipote all’estero di dire una preghiera, perché lei sa come farlo.