Alla fine è arrivata, una giornata buona. C’è voluta una settimana, ma finalmente un po’ di fresco piacevole tanto che si poteva stare al sole e non soffrire per niente. Una giornata dal ritmo lento, sonnacchioso, quasi indolente. Finalmente, direi, dopo un po’ di anni.
C’è poco da dire, se non che, al mio rientro, ho incontrato questo gatto in foto. Il gatto, che chiameremo Jakov, se ne stava in quella posizione prima che arrivassi. Mi ha visto, mi ha scrutato, mi ha seguito con lo sguardo, fin quando non mi sono avvicinato per chiamarlo. A quel punto Jakov, da bravo felino al sole (ricordate: si stava molto bene, al sole), ha fatto una faccia come a dirmi “e ‘sti cazzi non ce li metti?”
Ovvero, che vuoi tu da me, mentre me ne sto qua al sole in una posizione discinta e non elegante, godendomi il sole del tardo pomeriggio? Perché mi parli? Hai del cibo? No, non ne hai. E allora? Io sto qua, in panciolle, e ‘sti cazzi che tu mi vieni a rompere le palle.
Ecco, questo è il mood del giorno. Godersi l’aria, il sole, il fresco. E perché no, adesso anche una bella birra barbara in compagnia.
Ah, e ‘sti cazzi che oggi sono quarant’anni che abbiamo vinto il mondiale del pallone e ci siamo scoperti nazione e tutta questa narrativa di incensamento degli anni ’80. Eravamo semplicemente piccoli, e ci piace ricordare. Ma non è che stessimo meglio.
Vivete sempre quello che è a nostra disposizione. Il rimpianto non serve. Quello che è importante è osservare il proprio passato per capire dove siamo oggi. E sì, ha ragione Jakov.