Ci è stato rubato l’inverno. Quando il freddo dovrebbe essere gelido. Quando la neve scrocchia sotto gli sci, nel silenzio della montagna. Quando il Natale dovrebbe essere un bianco Natale. Quando un cappotto e una sciarpa non sono sufficienti e serve una cioccolata calda.
Ci è stata rubata la primavera. Quando i piedi ti fanno male perché vogliono poggiarsi sull’erba appena nata. Quando le serate sono fresche, frizzanti e arrivano presto. Quando le mattinate sanno di polline di acacia. Ci è stata rubata tutta, ci hanno chiuso in casa e, quando siamo usciti, era già tutto finito.
Ci è stata rubata l’estate. Quando la salsedine reclama un viaggio nei polmoni. Quando le serate dovrebbero essere tiepide e le giornate lunghe. Quando il profumo di carne alla brace circonda i suoni dei bambini che giocano in strada fino a tardi. Quando una passeggiata e un gelato non diventano una faticaccia.
Pandemia e cambiamenti climatici. Ambo. Il mondo che non è più quello che conoscevamo. Le relazioni che si perdono, i legami che diventano più lassi, la nostra vita che si deve adeguare a qualcosa che non ci piace.
Urliamolo al vento, qualora fosse un vento normale. Non ci piace l’inverno caldo, non ci piace l’estate bollente, e non ci piace stare chiusi in casa per forza. Pandemia, clima ostile, poco cambia. Dobbiamo ritrovare la voglia e la forza di condividere noi stessi con la natura, dobbiamo chiedere scusa al pianeta e metterci da una parte, in silenzio, ad ascoltare il suono degli elementi, a guardare i colori, a sentire i profumi che il mondo sta dimenticando. Umilmente.
Arriva l’autunno, e non ce lo ruberanno. Andiamo in un prato, sediamo su un’altalena, dondoliamo. Dondoliamo. In silenzio. Umilmente. E possibilmente non da soli. Ci sarà sempre qualcuno sul sedile a fianco, anche se non c’è. E troveremo la voglia di spingere per non dondolare da soli. Sotto la pioggia d’autunno, sull’erba di settembre.