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Feels Like home

Ho visto un annuncio di una casa, in fondo alla strada: 120mq e 790mq di giardino, 69mila euro. Ci deve essere sotto un imbroglio. Come è possibile che da quelle parti ti regalino un posto dove stare, quasi a casa tua, per così pochi soldi?

Dovrò informarmi meglio e mandare una spia. Perché se fosse vero, beh, allora chi se ne importa di prendere una casetta in montagna. Quanto sarebbe più facile mettere in atto il piano C? Non ci sarebbero valigie da portar dietro, basterebbe fare quattro passi al momento giusto. E poi potrei metterci un forno a legna, un barbecue, tutte quelle cose che in città sono una bella fantasia.

I vicini sentirebbero il profumo dei ćevapčići nello stile di Banja Luka, e probabilmente non ne sarebbero interessati. Buon per me. Non dovrò offrirne né dividerli, perché poi si sa, devono essere serviti a gruppi di quattro, quasi fossero un hamburger quadrato.

Però voglio vedere quando cuocio le pizze, se non corrono da tutta la strada per vedere di che si tratta. Roba esotica, mica scherziamo. E poi là non ce l’hanno, la mozzarella vera. Questo potrebbe essere un problema, ma essendo un luogo che io raggiungerei partendo da qui, la mozzarella me la porto, e pure il basilico fresco. Poi ne riparliamo.

E il pane. Il pane con il forno a legna e il mio lievito naturale spanderà il suo profumo fino al benzinaio. Sicuro mi trovo un omino in tuta che, in pausa pranzo, vuole assaggiarne un po’. Il lievito naturale, dicevo. Va di moda dargli un nome, e il mio non ce l’ha, anche se ormai ha più di dieci anni. Pazienza, magari qualcuno mi aiuterà e mi suggerirà un bel nome. Ma il lievito è maschio o femmina? O no gender? Chi lo sa…

Che altro serve? Un lettino da esterno, di quelli dove ti stendi lungo, e uno in cui ti siedi bello affusolato, pancia all’aria, per prendere il sole e leggere un libro. Nel silenzio. C’è ancora il silenzio, da quelle parti, vero, spia? Fammi sapere, perché altrimenti ci ripenso. E ci sono ancora i bambini che giocano per strada? Magari con una palla? Qua non succede più da tempo, oramai sono tutti impegnati con i loro dispositivi elettronici a buttare diottrie e il candore della fanciullezza. Peccato. Saranno una generazione triste, ma ancora non lo sanno. E probabilmente non lo sapranno mai, continuando a pensare che è meglio così, che noi siamo dei boomers, e loro, la generazione Z, sono il futuro. Probabile. Ma che futuro?

Mio padre non era uno che mi portava a correre, in montagna, al mare a nuotare. Non era proprio uno che si muoveva per il gusto di muoversi. Fumava, tanto. Però mi ha portato là, non proprio in fondo alla strada, ma un po’ più su, dalle parti della posta e di un ristorante che forse oggi non è più lo stesso (spia?). Gli devo rispetto. Mi ha portato a casa. Non lo sapeva, come spesso succede per chi torna a casa e gli sembra una cosa naturale, normale, quasi garantita. Il bello è che non lo sapevo nemmeno io, e non l’ho saputo finché non ci sono tornato e poi sono dovuto scappar via. Già, passavano aerei strani e non era poi così tranquilla, la situazione.

Mi sono ripromesso di tornare, prima o poi. Ora è passato tanto tempo, ma le cose che ho con me, che appartengono alla mia casa là, urlano e strepitano e pretendono di tornare. Come la mia anima.

Domani andremo a casa, di nuovo, e lo sapremo, anche davvero, di nuovo.

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