Che poi mica è bello che mi viene voglia di scrivere soltanto quando sono un po’ brillo. Però va bene, diciamo che non è un lavoro e che mi devo sentire ispirato.
Ora, ci sono un paio di cose da dire. Qualcuno mi ha fatto il malocchio, decisamente. Sono giorni che le cose vanno male, e ci si mette sempre qualcosa di più di quello che già c’è a complicare tutto. Le ruote della macchina, i denti che si frantumano, Enzo all’ospedale, le pizze pagate a peso d’oro, e un sacco di altre cose che in questo momento non mi sovvengono ma che ci sono.
Allora, intanto ho preso la macchina con la ruota di scorta, sfidando l’Universo prima di domani mattina quando andrò a mettere le gomme nuove. Inoltre ho ben pensato di parcheggiare in divieto di sosta, tanto la macchina la devo prendere prima delle nove per andare dal gommista, e voglio vedere i solerti vigili venire a farmi la multa domani mattina alle otto.
Perché, quando ti fanno il malocchio, l’unica cosa possibile è prendere l’Universo di petto. Lo si sa, il maledetto si è messo tra me e quello che sarebbe dovuta essere la mia vita, prima mandando una guerra e poi mandando una pandemia.
Allora vaffanculo, o, come dicono i nipoti all’estero, va fanciullo. Di fatto se ne vada a fanculo e di corsa, perché sebbene le cose non vadano come vorrei che vadano, alla fine ci andranno.
Diciamo che è da un pezzo che non riesco a comunicare come vorrei con chi vorrei, mi si dice che è una scelta, che è bene che sia così per un po’, ma questo mi lascia pensare che qualcosa sia successo. Eppure si era detto, all in. Ma capisco pure che non sempre all in può essere. Quindi cerco di farmene una ragione.
Ci si parla di meno, non ci sono prospettive, non c’è niente da attendere, non c’è più un giorno in meno, ma solo un giorno in più. Questa cosa è molto triste, ma io, inguaribile romantico, penso sempre a quando avrò novant’anni e sarò felice. Nel frattempo cerco di avere pazienza, di aspettare che le cose non dette facciano il loro corso, sperando che in qualche modo ci sia maniera di smetterla di dirsi soltanto buongiorno e buonanotte.
Che poi io lo capisco, che l’Universo maledetto ha deciso altrimenti, e che le cose non possono essere quello che noi vorremmo, ma ogni dannato giorno mi chiedo perché ci siamo ridotti a questi miseri saluti e niente più. E mi rispondo, beh, evidentemente di là ci sono situazioni che non conosci, che occorre sopportare, che occorre che vadano in questo modo. Certo, però che fine ha fatto l’all in? Basterebbe spiegarle, le situazioni. Nessuno qua sta forzando la mano, nessuno si aspetta più di quanto debba aspettarsi. Eppure succede questo. Succede sempre così, quando non c’è una prospettiva.
E allora torni a rivalutare la tua vita, quello che sei, chi sei, chi eri, da dove vieni, quello che ti sei dimenticato di essere. E chi, vicino a te, magari merita di trovare quello che eri, quello che sei, quello che ti sei dimenticato di essere. Non che chi è vicino a te, a sua volta, non si sia dimenticato tutto questo, ma da qualche parte tocca pur cominciare.
Vediamo, intanto rimane in sospeso un disco, un libro, un sacco di cose da fare che si rimandano di estate in estate. Per ora continuiamo ad avere caldo e a sopportare. Ma non è detto che si riesca a sopportare a lungo.