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Il tempo e la scrittura

Scrivere richiede tempo. Non tanto per mettere in fila un po’ di parole, con più o meno capacità, ma per avere la consapevolezza di quello che si vuole trasmettere, elaborarlo, riportarlo attraverso un pensiero compiuto sulla carta (o sullo schermo) in modo che chi legge possa entrare nel modo di pensare di chi scrive, oppure semplicemente prendere, da quello scritto, qualcosa che sia di spunto, elaborarlo a sua volta per creare un pensiero o un sentimento originale.

C’è chi riesce a scrivere di getto, e io lo so fare. C’è chi invece ha bisogno di tempo anche per trovare la voglia di scrivere di getto, e questo mi succede spesso. Ma una cosa contraddistingue uno scritto da un discorso: lo scritto è là, senza tempo, a disposizione di chi vorrà leggerlo, quando vorrà o quando potrà.

E non fa niente se passa qualche giorno, o qualche settimana, o qualche secolo, come nel caso dei romanzi del primo Ottocento. Si dovrà fare un ulteriore sforzo per contestualizzare, ma alla fine l’animo umano è quello. Possiamo leggere una commedia di Aristofane, un’orazione di Cicerone, un romanzo di Dostoevskij e riconoscerci nel sentire degli autori, nonostante il tanto tempo trascorso, i mondi diversi e i modelli sociali che essi hanno vissuto, anche se noi siamo figli dell’era dell’informazione.

Siamo talmente abituati, oramai, alla messaggistica istantanea, che raramente riusciamo ad apprezzare una risposta che arriva dopo settimane, come quando scrivevamo le lettere. Ci si aspetta un riscontro, un cenno da parte del lettore (le nuove endorfine sono i like, i consensi sui social network) e se non arriva ci stiamo male. Salvo saper attendere: quando poi ti trovi a leggere una, due, tre lettere che arrivano tutte assieme, per diversi motivi, e che fanno riferimento a cose di mesi prima, allora fai pace con il tempo e con la scrittura.

Perché ciascuno di noi ha i suoi tempi, e questi vanno sempre rispettati. Sia nello scrivere, sia nel leggere. E questa riflessione, non richiesta, è qua, scritta, e qua rimane, scritta, finché non deciderò di cancellare tutto il sito. Leggetela, dunque, se vorrete, e leggetela con calma. E non scrivetemi per dirmi che l’avete letta. E non aspettatevi che io venga a dirvi “ho scritto una cosa, leggetela”.

Il tempo è una cosa troppo personale, per imporre il proprio ritmo agli altri.

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