Da un sacco di tempo non salgo su un aereo. Oltre cinque anni, direi, e quella volta sono tornato con le ginocchia distrutte da una scala mobile. Ma da un sacco di tempo per davvero non faccio un viaggio da solo. E per viaggio intendo proprio un viaggio, non una camminata in montagna o un giro in macchina fino a Bologna.
Quali sono le caratteristiche di un viaggio vero?
Innanzitutto la motivazione. Sì, ok, la faccenda che non è importante la destinazione ma come ci si arriva è trita e ritrita. Verissimo, ma fa parte delle esperienze di formazione, quando hai da mettere alla prova la tua forza d’animo, la tua capacità di raggiungere gli obiettivi, quando hai l’esigenza di rafforzare la tua autostima. Tutto molto bello, ma lasciamolo a chi deve ancora percorrere la strada della propria vita. La motivazione è andarsi a prendere quello che manca. E se per andare a prendere quello che manca si deve viaggiare, allora si viaggia, si raggiunge la destinazione, consapevoli di quello che si va a fare, e lo si fa. Senza tante storie.
Un viaggio vero però non può prescindere dalla distanza e dalla difficoltà del percorso. Puoi andare a piedi, con l’autostop, con il bus, con il treno, con la nave, in macchina, o una combinazione di tutte queste cose. Oppure puoi andare in aereo. Che in tempo di covid mica è così banale. Soprattutto se l’aereo non arriva alla destinazione prevista con un volo diretto.
Infine un viaggio significa costruire ricordi e rafforzare l’esperienza. Quando si torna ci saranno delle cose che non potranno essere dimenticate, come quelle ginocchia sgrugnate, come la maglia arancione del 2006 di Kortrijk, come la sala da pranzo della Regina addobbata per Natale a Windsor. O come la tempesta a Stonehenge, come il mal di terra dopo una settimana in barca a vela, come gli aeroplani sopra Zagabria. Ma ancora ci sono le piccole cose, che stanno tutte al di là del mare: mezzo costume da bagno gialli, un gladiolo rosso, un campanello che suona, il sapore di un bacio inatteso, il profumo di casa.
Ora di costruire qualcosa di nuovo, dopo un sacco di tempo. Ora di aggiungere qualcosa di entusiasmante e di portarselo dietro per sempre. Ora di correre, col vento nei capelli, ora di fermarsi e danzare piano.
Giunge il tempo in cui si deve incontrare, di nuovo, il proprio destino. Voltarsi e dare un’occhiata beffarda all’Universo. E quindi niente narrazione del viaggio in quanto tale, ma solo sbrigarsi ad arrivare, perché stavolta, anche davvero, è un giorno in meno, veramente.