E ci sarà un motivo per cui gli antichi indoeuropei contavano su base quattro. Questo retaggio si trova ancora nel francese, che, sebbene sia lingua neolatina (e brutta), riporta questi ancestrali flussi di pensiero. Già, perché la base quattro diventa, nell’era moderna, quattro al quadrato, ovvero base sedici. E anche qua, ci sarà un motivo per cui i moderni scienziati calcolano in esadecimale. La ragione è semplice: quattro per quattro fa una matrice perfetta.
La base dieci è per i poveri mentecatti che non riescono ad astrarre la grandiosità dei numeri e si limitano a osservare le proprie dita. Ed ecco allora che dai di feste di compleanno a 20, 30, 40, 50… Tutti gli anniversari che finiscono per 0, come se cambiare il numero all’inizio sia qualcosa di magico. Ed ecco il 1990, il 2000, il 2010… Siamo abituati a raggruppare gli anni in decadi, ma è soltanto una convenzione del cazzo, che non corrisponde affatto a cesure effettive nel tessuto sociale reale.
All’inizio, la nostra vita ci fa crescere fino a 16 anni, quando cominciamo a capire qualcosa (e ancora non è un caso se in alcuni stati è permesso di votare e di guidare a 16 anni). Fino a 32 costruiamo il nostro essere, scolpiamo la nostra anima, avviamo la nostra vita. Fino a 48 ci facciamo il culo per definire quello che siamo, dargli una forma, una stabilità e la consapevolezza. Da 48 comincia la quarta stagione, la più bella.
La quarta stagione è quella che ci porta a 64, è quando ancora siamo in forze per fare quello che ci pare, quando siamo consapevoli di chi siamo e di cosa vogliamo, quando possiamo finalmente fare delle scelte che sono per noi, e non per gli altri. Senza rimorsi, senza rimpianti. Perché siamo così, ormai, e questo è.
Quindi sti cazzi del compleanno dei 50 anni. Quello importante è oggi, quello che ci porta dritti dentro la quarta stagione della vita, quella più bella e più intensa. Perché, di nuovo, ce lo meritiamo. Tanto, anche davvero.