Lo avevo detto, che ci avrebbero rubato pure ottobre. Ci siamo quasi, è questione di ore. Intanto rimane questo sabato sera, forse l’ultimo con la possibilità e l’idea di prendere la macchina e andare.
Una serata ordinaria ma non ordinaria, in cui dopo cena vai a farti un giro e incontri i tuoi amici di sempre. Un giro a piedi, per prendere un po’ d’aria, che ti sembra di avere vent’anni. Poi vedi chi vent’anni li ha davvero, e se è la figlia del tuo caro amico, con le sue compagne, allora capisci che forse, e solo forse, alle undici e mezzo è ora di andare a casa.
Ci siamo fatti vecchi, anche se non lo sentiamo. Ci troviamo in situazioni che, a proiettarle nel passato, ci avrebbero messo in imbarazzo. Incontrare i nostri genitori mentre passeggiamo con gli amici, sentirci fare battute fuori tempo e fuori luogo. Ci saremmo sotterrati, come si sotterrerebbero loro, oggi. Eppure il punto di vista è così diverso, noi ci sentiamo ancora così, pieni di vita, pieni di voglia di socialità (che è strano, detto da me). Sarà perché ci stanno per rubare anche ottobre, sarà perché quella macchina potremmo prenderla ma invece non è possibile. Sarà perché cerchiamo, di nuovo, una normalità che probabilmente non tornerà più.
Rimane da contare i giorni. Da oggi. Uno di meno, diciamo. Sempre uno di meno. E non importa quanti saranno, ogni giorno sarà uno di meno, e niente altro.
Quella macchina la prenderemo, verrà il nostro momento e non ci sarà nessuna forza, nessun universo che potrà convincerci del contrario.
Un giorno in meno, anche davvero.