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Tre Lettere (E Un Numero)

E le cose cambiano. A volte sembra che non debbano cambiare mai, si cresce pensando che quello che è cristallizzato nei nostri ricordi, nel momento in cui dovesse riaffacciarsi alla nostra vita, sia rimasto immutato. E si fa fatica, poi, a sovrapporre l’attualità della realtà al ricordo. Diverso è quando le cose cambiano insieme a noi. Cresciamo, le vediamo mutare ma non ce ne accorgiamo, finché non arriviamo a un’età in cui si può fare un confronto.

La televisione n questi giorni ci propone diversi eventi di sport. Guardavo una partita di basket, oggi, e mi è venuto spontaneo ricordare le partite di basked di 30 anni fa. Quando tirare da 3 era un azzardo o una follia, o l’ultima estrema risorsa. Oggi si tira più da 3 che da 2. Eppure il gioco è cresciuto con noi, abbiamo imparato ad apprezzare la dinamica del cambiamento.

A volte poi penso poi alla politica, a come il mondo era diverso, 40 anni fa, e a come chi non ne ha memoria diretta veda gli anni ’80 come noi, negli anni ’80 vedevamo lontanissimi già gli anni ’60, figuriamoci i ’40 quando c’era la guerra mondiale.

Penso a come la musica si sia involuta, a come si sia smesso di sperimentare, all’uso smodato dei loop di brani di 40 anni fa, alla morte dei musicisti che suonano per davvero gli strumenti, e bene. Eppure un ragazzino ci dirà che questa è la musica, e quella vera non lo è, probabilmente come noi schifavamo la musica leggera di metà secolo scorso e come i nostri nonni superavano l’imposizione della musica classica. Ma oggi è diverso, davvero. Siamo passati dal Rock’n’roll al Rock al Progressive al Punk alla New Wave al Grunge e alla House. Poi ci siamo fermati. Tutto è riproposizione di già sentito. No, la musica è morta nel 1988. Su questo non ci piove.

Penso a quando i miei capelli erano scuri, a quando saltavo 80 centimetri da fermo, ma so bene, perché sono io, come siano cambiate queste cose.

Poi però ci sono i ricordi. I ricordi di luoghi, di persone, di odori, di sapori. Ricordi che oramai sono relegati ad essere ricordi, per i quali pensi che non ci sia altro da fare che osservarli con melanconia. E quelli sono fissi. Sono le tue certezze. Sono quello che ti dà forza di capire da dove vieni.

Perché poi le cose cambiano, a volte i ricordi sono sovrapposti dalla realtà, ma poi vedi tre lettere, scritte a penna nello stesso modo, e capisci che tanto è cambiato ma tanto c’è ancora. Poi vedi tre lettere, stampate su una maglia, e capisci che c’è la volontà di stare stretti alle proprie radici, osservarle, vedere cosa ne è venuto fuori, e tenerle in salute affinché tutto quello che nasce su di loro sia sano, forte e ci faccia stare bene.

Tre lettere, per scelta, un numero, per scelta. Quattro simboli. Cinque, se ci mettiamo una scacchiera grigia. Dove tutto è cominciato, dove tutto sarà, anche davvero, per sempre.

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